Unione in Vista? Fare meglio, Fare presto…

Il Sole24Ore ci dà il titolo chiave della giornata: “Gol o Spread, l’Italia conta sul fattore Mario”. Da buon italiano medio la partita è stata goduta fino in fondo ma ciò non toglie che uno sguardo speciale l’abbia riservato anche al summit europeo del 28 e 29 giugno. L’Italia, sostenuta dalla Spagna (prima di sapere che eravamo in finale, ovviamente) è riuscita a raggiungere l’intesa sul pacchetto da 120 miliardi € per la crescita (che come ben si sa, è precondizione fondamentale per attuare delle efficaci misure anti crisi come l’austerity) e fondo anti-spread.

Un successo importante. La strada per gli Stati Uniti d’Europa è ancora lunga ma queste sono pietre poste alle fondamenta. È vero che la Merkel ha ottenuto il “no” sugli Eurobond (peccato, però comprendo la sua preoccupazione di vedere la Germania pagare settimanalmente per gli sprechi altrui) ma ha dovuto cedere al supporto europeo comune ai problemi di debiti sovrani. I fondi salva stati (EFSF e ESM) che intervengono per bloccare i rialzi di spread sui titoli statali e per ricapitalizzare le banche in crisi uniti alla Banca Centrale vista come supervisore degli istituti nazionali europei sono pietre miliari nella strada verso l’Unione.

Il nuovo ruolo della BCE “svuota” i ruoli delle singole banche centrali nazionali, probabilmente rendendole “filiali” della BCE stessa.

Come? Una volta che la BCE dovesse intervenire per salvare le banche spagnole, italiane (e potenzialmente anche tedesche,  visto che in momenti di credit crunch è difficile ritenersi al sicuro) queste diventerebbero a tutti gli effetti “banche europee” in quanto controllate ed eventualmente salvate centralmente. L’aspetto positivo è che questo comporta una cessione di sovranità, principio fondamentale a sostegno del federalismo e del nostro insaziabile bisogno di più Europa.

Sul fronte anti spread, le novità sono minori ma comunque importanti.  La quantità di risorse europee per contrastare gli eventuali attacchi speculativi purtroppo limitata –solo il debito italiano è oltre 4 volte il totale a disposizione. Ma è senza dubbio un primo passo, e molto dipenderà dai dettagli tecnici che verranno definiti il 9 luglio: come ad esempio conferire o meno ai fondi la licenza bancaria in modo da aumentare la loro potenza di fuoco.  Le altre notizie positive, su questo fronte, riguardano la cancellazione dello status di creditore privilegiato del fondo ESM (spauracchio dei mercati finanziari) e l’assenza di misure aggiuntive obbligatorie per gli stati che decideranno di ricorrere alle misure anti-spread: l’unica condizione, infatti, sarà l’applicazione coerente delle raccomandazioni della Commissione in materia di politica economica, le quali sono già vincolanti, per tutti gli stati membri, all’interno del Semestre Europeo.

Nulla di nuovo quindi, ma anzi –per la prima volta, forse, nella storia dell’Unione Monetaria- vediamo l’emergere di un “incentivo positivo” per quegli stati che seguono le indicazioni di Bruxelles. In sostanza, quindi, una buona notizia.

Sono passaggi importanti, così come lo è la conseguente cessione di sovranità da parte dei singoli Stati Membri a Bruxelles, fondamento di una vera Unione.

La strada come detto è ancora lunga, ma noi vogliamo crederci, vogliamo un’Europa che possa risollevarsi ed essere in grado sia di uscire dalla crisi sia di fronteggiare efficacemente la crescita dei Paesi BRICS che erodono ogni giorno il potenziale Europeo a livello mondiale.

Da soli è difficile (e ormai anche la Germania se ne è resa conto, il “chi fa da se fa per tre” è così fuori moda) è solo una unione più stretta può salvare l’Europa dal declino. Ma bisogna fare presto…

Francesco Antolini

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